Economia circolare: l'economia che può rigenerarsi da sola

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Da un po' di tempo dilaga nella società il concetto di economia circolare. Dovendo dare una definizione all'economia circolare potremmo dire che è quel tipo di economia pensata per potersi rigenerare da sola. Un solo obiettivo: creare un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi. Al contrario del modello di economia lineare, oggi dominante, nell’economia circolare in tutte le fasi, dalla progettazione, alla produzione, al consumo, fino alla destinazione a fine vita, è necessario limitare l’apporto di materia ed energia in ingresso e minimizzare scarti e perdite. L'economia circolare non si esaurisce nel concetto di riciclo perché implica anche il riutilizzo; la trasformazione di prodotti in servizi, la creazione di modelli industriali con impatti rigenerativi sulla società.

I 4 criteri dell'Economia circolare

  1. Eco-progettazione: creare i prodotti “pensando fin da subito al loro impiego a fine vita, quindi con caratteristiche che ne permetteranno lo smontaggio o la ristrutturazione”.
  2. Modularità e versatilità affinché il prodotto sia facilmente adattabile al mutamento delle condizioni esterne.
  3. Fonti energetiche rinnovabili al posto di quelle fossili. Bisognerebbe optare per un approccio ecosistemico, attento all'intero sistema e considerando le relazioni causa-effetto tra le diverse componenti.
  4. Sostituzione delle materie: le materie prime vergini devono essere sostituite con materie prime seconde provenienti da filiere di recupero che ne conservino le qualità.

Aziende come Simply Srl si occupano in particolare allo smaltimento di rifiuti speciali o pericolosi garantendo ai massimi livelli la tutela per l'ambiente.

La normativa Italiana

Il 2 Febbraio del 2016, con la legge di stabilità 2016, è entrato in vigore il Collegato Ambientale. Esso contiene disposizioni in materia di normativa ambientale per promuovere la green economy e lo sviluppo sostenibile.

  • L’Articolo 32 contiene disposizioni volte a incrementare la raccolta differenziata e il riciclaggio. In particolare gli obiettivi di raccolta differenziata(RD) possono essere riferiti al livello di ciascun comune invece che a livello di ambito territoriale ottimale (ATO). Un’addizionale del 20% al tributo speciale per il deposito dei rifiuti solidi in discarica (c.d.” ecotassa”) posta direttamente a carico dei comuni che non abbiano raggiunto le percentuali di RD. Il superamento di determinati livelli di RD fa scattare riduzioni del predetto tributo speciale. Disciplinato il calcolo annuale del grado di efficienza della RD e la relativa validazione, sulla base di linee guida definite dal Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  • L’Articolo 45 consente l’introduzione di incentivi economici, da parte delle regioni, per incrementare la raccolta differenziata e ridurre la quantità dei rifiuti non riciclati nei comuni. Viene altresì prevista l’adozione di programmi regionali di prevenzione dei rifiuti (o, in alternativa, la verifica della coerenza dei programmi regionali già approvati) e la promozione di campagne di sensibilizzazione.
  • L’Articolo 46 dispone l’abrogazione dell’art. 6, comma 1, lettera p), del D.Lgs. 36/2003, che prevede il divieto di smaltimento in discarica dei rifiuti con potere calorifico inferiore (PCI) superiore a 13.000 kJ/Kg.
  • L’Articolo 47 interviene sulla disciplina degli obiettivi e delle modalità di adozione dei programmi regionali per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da conferire in discarica.
  • L’Articolo 48 prevede l’individuazione, da parte dell’ISPRA, dei criteri tecnici da applicare per stabilire quando non ricorre la necessità di trattamento dei rifiuti prima del loro collocamento in discarica.

Normativa Europea

A marzo 2019 la Commissione Ue ha pubblicato una relazione. In essa comunica che: tutte le 54 azioni previste dal piano varato nel 2015 sono state attuate o sono in fase di attuazione. Sottolinea inoltre che: “ciò contribuirà a rafforzare la competitività dell’Europa, a modernizzare la sua economia e la sua industria per creare posti di lavoro; a proteggere l’ambiente e a generare una crescita sostenibile”.